La Maledizione delle Ursula
C’era una volta, in un’Europa che non sapeva più se fosse unita o divisa, un’antica profezia dimenticata nei corridoi di Bruxelles. Diceva che ogni volta che una donna di nome Ursula avesse preso il comando, le onde del destino avrebbero iniziato a turbinare, portando tempeste inaspettate.
La prima Ursula, vissuta in tempi remoti, era stata una martire che aveva dato il suo nome a città e leggende. Si diceva che il suo spirito vagasse ancora nei palazzi del potere, sussurrando parole di unità che si trasformavano in incomprensioni.
Secoli dopo, un’altra Ursula, Hirschmann, aveva cercato di dare forma a un sogno: un’Europa libera, federata, senza più guerre. Ma le sue parole si erano disperse nei meandri della burocrazia, inghiottite dai faldoni polverosi di qualche ufficio dimenticato.
Infine, arrivò l’ultima Ursula, von der Leyen, che invece di predicare la pace si trovò a gestire eserciti, sanzioni e crisi senza fine. Ogni sua decisione sembrava un’eco di qualcosa già scritto, come se il nome stesso la spingesse a seguire un copione scritto da forze invisibili.
La gente iniziò a mormorare: “Le Ursula non portano bene.” Ma nessuno osava dirlo ad alta voce nei saloni dorati di Bruxelles.
Una notte, nei sotterranei del Parlamento Europeo, un archivista stanco trovò un manoscritto antico, sigillato con un timbro ormai cancellato dal tempo. Lo aprì con mani tremanti e lesse le ultime parole della profezia:
"Solo quando l’Europa sarà guidata da un nome nuovo, libero da ombre del passato, potrà ritrovare la sua strada. Finché le Ursula regneranno, il vento soffierà sempre contro.”
L’archivista spense la luce e uscì nella notte di Bruxelles, chiedendosi se fosse solo una leggenda… o un avvertimento che nessuno aveva voluto ascoltare.
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