lunedì 24 marzo 2025

L’eroe negato e la lettrice invisibile


Perfetto, allora arricchiamo il racconto dello scambio con Pérez-Reverte, r


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L’eroe negato e la lettrice invisibile

Ho incontrato Arturo Pérez-Reverte all’Istituto Cervantes di Milano, in occasione della presentazione del primo capitolo della saga Alatriste. Una giornata memorabile, non solo per la presenza imponente dello scrittore, ma anche per la compagnia dei miei amici, altrettanto appassionati della sua opera.

Ebbi il privilegio di porgli una domanda che mi stava a cuore: perché i suoi personaggi rifiutano di essere considerati eroi? Pérez-Reverte mi rispose con quello sguardo acuto e ironico che lo caratterizza, una luce di sfida negli occhi, come se sapesse di avere davanti una lettrice capace di cogliere le sfumature più sottili della sua scrittura.

Quando arrivò il momento degli autografi, mi ritrovai con una pila di libri da far firmare. Mi sedetti accanto a lui, e lì ci fu un gioco di sguardi che aveva quasi il sapore di un duello silenzioso. Scriveva il mio nome sulle pagine con una rapidità sicura, ma ogni tanto sollevava lo sguardo su di me, come se cercasse di decifrare qualcosa. Io sorridevo, consapevole che, in fondo, stavo facendo lo stesso con lui. Un breve scambio di battute, un’atmosfera carica di quelle tensioni leggere che rendono certi incontri indimenticabili.

Eppure, qualcosa cambiò. Quell’incontro segnò per me la fine della lettura della sua opera. Non per delusione, né per giudizio, ma per una strana alchimia interiore: quando incontro un autore, non riesco più a leggere i suoi libri. È come se tra me e il testo si frapponesse la sua voce, il suo volto, il suo modo di essere. L’opera, che prima era uno spazio libero, diventa improvvisamente abitata dalla sua presenza, e la lettura perde la sua magia.

Non so se esista un termine per descrivere questo fenomeno, ma so che mi accompagna da sempre. È il motivo per cui, dopo alcuni incontri memorabili con scrittori che ho amato profondamente—Borges, Vargas Llosa, Vázquez Montalbán, Juan José Millás, Isabel Allende—ho scelto di non conoscerne più.

Forse la lettura, per me, è un incontro che deve restare invisibile, senza la carne e il sangue dell’autore a disturbare il dialogo tra il testo e la mia immaginazione.

E voi? Vi è mai capitato di vivere qualcosa di simile?



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